Tutti i popoli che nei secoli hanno violato la Sardegna hanno lasciato segni indelebili nel territorio e una pressante istanza tra le genti che hanno subito ogni sorta di angherie: la voglia di libertà. La terra sarda era ricca di preziosi minerali che l’uomo ha saputo apprezzare sin dall’antichità: l’ossidiana, il rame, lo stagno, il ferro, il piombo e poi l’argento.
I “Banditi in miniera” sono quelli del periodo d’oro dello sfruttamento delle risorse minerarie, che fu preceduto da un intenso attacco al patrimonio naturale dell’isola voluto da avidi padroni che non risparmiarono boschi e corsi d’acqua pur di ricavarne esosi profitti. Cadono gli alberi secolari per farne traversine e carbone, si ingialliscono i fiumi, vengono squarciate le colline e i versanti rocciosi.
Ma non tutti i sardi erano disposti a tollerare lo scempio. In uno dei tanti paesi minerari dell’isola, un sindaco alzò la voce contro questi predatori. La storia gira attorno a questa rivolta. La vita poi è quella dei gesti quotidiani semplici e sinceri, la povertà regna su tutto ma la dignità è immensa. Accompagnano le ore del giorno tante donne, giovani e anziane, che sono l’anima e il motore del paese e poi tanti uomini che animeranno quella “scintilla che si dilaterà in fiamma” qualche anno più in là.
Se però tutto è miniera, la miniera è all’interno di un paesaggio fantastico allora come oggi. Strade, sentieri, spiagge e montagne tutti ancora da conoscere ed esplorare. Sapendo che gli spiriti del tempo sono ancora liberi tra le fronde degli alberi sopravvissuti o tra le tante falesie che brillano illuminate dal sole o dalla luna.