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Quando il 18 febbraio 2022 Luca Steinmann entra nel Donbass attraverso la Russia non immagina che poche ore dopo Mosca avrebbe chiuso le frontiere di quella regione, impedendo l’ingresso ad altri giornalisti e osservatori che avrebbero potuto testimoniare l’attacco che stava per lanciare. “Quello che doveva essere un breve viaggio si è trasformato in una drammatica avventura che ancora continua, in Ucraina e all’interno del mondo russo.”
Steinmann è stato quasi l’unico testimone occidentale dietro le linee nemiche: un inviato tra i soldati di Putin che però pubblica su media occidentali, quel mondo che si è schierato compatto dalla parte dell’Ucraina. Per diversi mesi ha seguito le truppe nella loro avanzata: prima trincea dopo trincea nelle steppe intorno a Donetsk, poi dentro la città di Mariupol, in prima linea a documentare gli scontri armati dentro l’acciaieria di Azovstal (e non solo) e a vivere i drammi inimmaginabili della popolazione civile lì rimasta intrappolata. Poi più a Nord, nella regione di Lugansk. E ancora in Crimea e nel Sud dell’Ucraina, dove è stato il primo a entrare nella centrale atomica di Zaporizhya mentre bombe e missili piovevano pericolosamente intorno ai reattori nucleari. E infine di nuovo a Donetsk a testimoniare l’annessione definitiva alla Russia come anche i pesanti bombardamenti dell’esercito di Kiev sulla città. “In tanti si chiederanno come sia stato possibile lavorare sul lato dei russi” scrive Steinmann. “Qualcuno potrebbe dubitare della nostra indipendenza, accusandoci di stare dalla parte del nemico” dice l’autore. Eppure in questo libro racconta le storie reali di uomini, donne, bambini, soldati, volontari, rifugiati, insieme alle pressioni subite durante i controlli, descrivendo con precisione il volto feroce di una guerra tragica e fratricida.