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Ritorna il giornalista Dario Corbo con un'indagine cupa e tesa che coinvolge i suoi affetti. Un personaggio malinconico ma abile a fiutare il crimine, una trama ben congegnata, una suspense costante stemperata da una sottile vena ironica. Con questi ingredienti Giampaolo Simi si conferma maestro del genere e firma un terzo tassello della serie che si legge di gusto anche da solo.
Dario Corbo è stato per vent'anni un cronista di nera. Da questo passato ha ereditato i modi spicci e la capacità di sentire odore di bruciato quando si presenta. Diventato da un paio d'anni il braccio destro di Nora Beckford, figlia di un grande artista che è stata l'imputata di un omicidio reso celebre anche dagli articoli dello stesso Corbo, riceve una notizia lancinante. La ex moglie Giulia è morta, travolta da un pirata della strada. Un colpo inaspettato che lo trova proprio nel giorno in cui il figlio Luca affronta la prima udienza di un brutto processo. Di fronte alla rabbia del figlio che non si dà pace e minaccia di vendicarsi sul compagno della madre che ritiene colpevole, decide di far luce su alcuni punti oscuri della faccenda. Lo incoraggia ad andare avanti l'indiscrezione del maresciallo che dirige le indagini, sua vecchia conoscenza: al comando non hanno nessuna intenzione di approfondire. Invece Dario scorge troppe ombre: tra l'altro, come mai è sparito il cellulare di Giulia con tutte le tracce elettroniche? Ma soprattutto: che ci faceva Giulia nel buio della campagna toscana più sperduta? A ogni tentativo di risposta altre domande man mano crescono di mistero: sui rapporti tra l'ex moglie e i suoi recenti datori di lavoro, la gallerista rampante Maddalena Currè e il suo compagno, broker di borsa, Cosimo Roi; sulle dubitabili expertise del noto professore di antichità archeologiche Bruno Weber; sui quadri di anonimi artisti venduti a peso d'oro. Ma il sospetto di una realtà delittuosa diventa certezza da una via traversa: lì accanto al luogo dell'incidente mortale, un cascinale abbandonato era stato anni prima il teatro della strage di una famiglia innocente; ai tempi era sembrato un caso risolto, ma adesso l'esperto cronista di nera ricorda e può collegare fatti vecchi e nuove risultanze. Le trame di Giampaolo Simi appaiono già dalle prime pagine ricchissime di situazioni articolate, svolte inattese e personaggi sfaccettati. Sono forse questa complessità di costruzione narrativa e la sapienza di intreccio logico a rendere fluido eppure misterioso l'andamento dei suoi romanzi e convincenti ma insieme sorprendenti gli esiti. E, grazie alla spesso insolente ironia del protagonista, l'autore svela il contrasto stridente tra la patina raffinata e alla moda di certi personaggi e le ombre oscure che proiettano.
COME COMINCIA
Prima di avere quarant'anni non si è abbastanza maturi per saper davvero narrare. A sostenerlo era uno dei miei scrittori preferiti, e per quanto mi riguarda ho pensato che superare anche i cinquanta male non avrebbe fatto. Tanto più che la mia unica ambizione è sempre rimasta la solita: raccontare dei fatti. Anche quando, come in questo caso, si tratta dei fatti che nel volgere di poco tempo hanno stravolto la mia vita. E non solo la mia.
Al crepuscolo dell'estate del 2018 ne erano già accaduti diversi. Avevo divorziato, ero tornato in Versilia, avevo incontrato Nora Beckford. Mio figlio Luca era finito in una storia terribile. Non avevo quasi avuto il tempo di accorgermi che i miei cinquant'anni erano ad aspettarmi oltre le ombre lunghe di novembre, sotto le luci di Natale. Cinquant'anni. Li immaginavo come il momento per sedermi a rifiatare, lanciare uno sguardo più lungo del solito alle mie spalle e fare due conti.
Ma cinquant'anni sono solo una cifra tonda, una convenzione.
Il più delle volte è così, noi ragioniamo per convenzioni che poi la vita tende a non prendere in grande considerazione. Ci illudiamo di stabilire noi quando ci si metterà lì a fare due conti. Cinquant'anni sono mezzo secolo, un'età che oggi diamo quasi per scontato di raggiungere.
Non lo è. A me è toccato di capirlo proprio sul finire di quell'estate.
Tutta colpa di settembre, nitido e spietato, con i suoi cambi di umore e il suo sapore di partenze.
Settembre, vatti a fidare.